Barbiere della Sera |
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Bando alle ciance. Fabio Morabito, il redattore del Messaggero deportato all'improvviso da Roma a Pescara, con lettera del 9 agosto scorso, ha vinto il primo round della sua battaglia legale. Il giudice ha dato torto all'editore Francesco Gaetano Caltagirone e ha sospeso, ex articolo 700, l'efficacia del trasferimento, dando appuntamento di qui a 30 giorni per il giudizio di merito. Vogliamo parlare diffusamente di questa sentenza, perché interessa tutti noi. L'editore aveva infatti trasferito Fabio (e con lui, ma a Macerata, l'ex capo del Politico Umberto La Rocca, che il 12 dicembre avrà la terza udienza del suo processo) invocando "motivi tecnico organizzativi", e la Federazione degli editori, sospinta dai falchi, stava cercando di far passare questo principio nella vertenza per il rinnovo del contratto. Uno a zero per noi e palla al centro. Ma vediamo alcuni passi, delle cinque, fittissime pagine scritte dal giudice. "Il trasferimento non appare sorretto da adeguate ragioni tecnico-produttive come richiesto dall'articolo 2103 del codice civile, stante la genericità e scarsa chiarezza delle motivazioni addotte dalla società, anche in questa sede". Ancora: "Deve osservarsi che nel piano editoriale mancano riferimenti alla necessità di potenziare la redazione di Pescara (si parla di altre redazioni) e nella comunicazione al Comitato di redazione del 17 aprile 2000, sono indicati degli spostamenti, ma nell'ambito della redazione centrale ovvero tra redazioni periferiche. Nessun elemento concreto è stato offerto sulla carenza d'organico, nè la società ha replicato alle deduzioni in fatto del ricorrente, che un giornalista della redazione di Pescara (Sgardi) era stato trasferito molti mesi prima, con redistribuzione dei suoi compiti fra gli altri componenti della redazione e che era stato revocato, contemporaneamente al trasferimento di Morabito, quello disposto in via temporanea da Pescara a Roma del giornalista De Leonardis". Il direttore Paolo Graldi, poi, sembra averci messo del suo. Mentre l'azienda aveva motivato il trasferimento con "la necessità di reintegrare l'organico della redazione di Pescara, da cui è uscito di recente un redattore", il direttore in una lettera inviata alla redazione di Pescara annunciando l'arrivo di Morabito, parla di "un'unità in più", anziché di reintegrazione, "ingenerando il dubbio sull'effettività delle ragioni-tecnico produttive del trasferimento". Segue una parte della sentenza di grande importanza, per tutti i giornalisti e non solo per quelli del "Messaggero". Il giudice scrive infatti che le modalità del trasferimento "non sembrano del tutto rispettose delle disposizioni collettive e aziendali", dal contratto nazionale al patto integrativo del giornale romano. "L'inosservanza delle fasi della procedura emerge dalle ripetute, infruttose richieste di incontro formulate dal Cdr all'editore e al direttore, su vari temi fra i quali gli organici, sia prima che dopo la presentazione del piano editoriale". Si contesta inoltre a Graldi di aver violato l'articolo 34 del contratto, che prevede incontri con periodicità quindicinale fra direttore e comitato di redazione. Si parla poi del portale Caltanet, un "sito commerciale", per ammissione stessa dell'editore, a cui si accede cliccando su Internet sui siti de "Il Messaggero" e "Il Mattino", delle assemblee di protesta dei giornalisti perché di fatto era stato scippato il loro sito, delle richieste di incontro avanzate dal Cdr e deluse dai vertici dell'azienda, del documento votato dall'assemblea il 21 giugno con cui si annunciava il ritiro delle firme per tre giorni, del rifiuto dell'editore di pubblicare tale documento sul giornale e del conseguente sciopero, proclamato il 22 giugno. Il giudice ha visto "nella successione degli eventi e nella condotta datoriale un clima di chiusura al dialogo e al confronto, su temi e problematiche indubbiamente vitali per l'informazione" e anche la violazione "dell'accordo d'ingresso sottoscritto dalla nuova proprietà del giornale nel 1996". Infine, "il rifiuto della pubblicazione di un documento del comitato del Cdr si pone in contrasto con le regole imposte dall'articolo 34 del contratto nazionale, atteso che non pare dubitabile il carattere sindacale dei temi trattati". Constata la "carenza di percebili e convincenti ragioni organizzative", e poiché Fabio Morabito è un redattore assai attivo in assemblea, il giudice è indotto "a dubitare della effettiva neutralità della decisione aziendale e della sua estraneità rispetto alle modalità del conflitto in atto, con la conseguenza che il trasferimento sembra sottendere una finalità ritorsiva". Di qui la sospensione del trasferimento, che fra l'altro "ha
una valenza esemplare e intimidatoria" anche nei confronti degli altri
componenti della redazione. Fine. Con la speranza che l'ingegner Caltagirone
metta da parte i muscoli, e con lui tutti gli altri.
Cherubino
Shampoo
Vediamo un po’ cosa e’ successo. Come i lettori del Barbieredella Sera sanno, tra il segretario della Cgil SergioCofferati e il candidato premier del centro sinistra FrancescoRutelli, nell’ultimo periodo sono volate scintille. Rutelli che appoggia la Confindustria nella richiesta di riduzione dell’Irpeg al Sud (proposta poi bocciata dall’Unione Europea) e Cofferati che commenta con durezza la posizione rutelliana criticando il signor Candidato per il suo evanescente programma. Poi, nella ricerca di un po’ pace all’interno del centrosinistra, i due decidono di vedersi e chiarirsi a quattrocchi. Ed eccoci a mercoledi’ scorso, 22 novembre. Cofferati e Rutelli decidono insieme di diffondere la notizia di un loro prossimo incontro, da tenersi nei giorni successivi. Il comunicato viene passato, e regolarmente trasmesso, dalle tre maggiori agenzie di stampa nazionali: Ansa, Agi, Adn Kronos. In realta’ le cose vanno diversamente. Cofferati e Rutelli si vedono, in forma privata, la sera stessa di mercoledi’ 22. E’ un incontro riservato, al quale non e’ previsto si dia alcuna pubblicita’. E quando Cofferati decide che un incontro deve essere riservato, ci tiene che lo sia davvero. Fatto sta pero’ che l’indomani tre quotidiani, La Stampa, la Repubblica e il Corriere della Sera, la notizia ce l’hanno. Cofferati e Rutelli si son visti, si con chiariti, si son detti questo e quest’altro. Il direttore dell’Ansa va su tutte le furie. La sua agenzia ha preso un buco che e’ una voragine. Magnaschi afferra il telefono e chiama la Cgil per protestare. Qual e’ la politica della Cgil? Tirare bidoni all’Ansa? Gli viene spiegato, sempre telefonicamente, che l’incontro Rutelli - Cofferati era un incontro privato e che quindi la Cgil non ha ritenuto di annunciare un bel niente. Se poi alcuni giornali sono riusciti in qualche modo a avere la notizia, bravi loro. Punto. Magnaschi non ci sta. E cosi’ sceglie la strada della lettera ufficiale, spostando la polemica dal piano verbale a quello diplomatico. Spedisce una durissima lettera a Cofferati in cui si fa presente che non e’ questo il modo di trattare la piu’ importante agenzia di stampa italiana. E rivolge dure critiche all’operato del servizio stampa della Cgil, critiche che, all’interno del sindacato, vengono lette come un attacco violentissimo al portavoce di Cofferati Massimo Gibelli. Gli uomini piu’ vicini al segretario generale della Cgil vi leggono un tono sinistro, un’accusa di disinformazione, di deliberato inganno nei confronti dell’Ansa, forse anche il desiderio di veder tagliata la testa di Gibelli. Insomma, accuse alle quali e’ necessario replicare immediatamente. Cosa che dunque fa Cofferati stesso a stretto giro. Il segretario della Cgil spedisce a Magnaschi la sua risposta che in poche parole dice: "Io parlo con chi mi pare, quando mi pare e soprattutto incontro chi mi pare senza dover dire niente a nessuno". Arrivederci e grazie. Vasi di coccio tra i vasi di ferro sono i giornalisti della redazione
sindacale dell’Ansa, che ora si trovano un po’ in difficolta’, anche
se nei loro confronti la Cgil ha ribadito ogni stima e considerazione
professionale. Rimane il fatto che alla Cgil sono infuriati per la posizione
assunta dal direttore dell’Ansa. Ora, dopo il chiarimento Rutelli-Cofferati,
si attende un chiarimento Cofferati-Magnaschi. Se mai ci
sara’.
Il caso, clienti affezionatissimi della nostra bottega, lo conoscerete tutti, ormai. Barbara Palombelli, moglie del candidato premier del Centro-sinistra Francesco Rutelli, sta per inaugurare la sua collaborazione con il primo quotidiano italiano: terrà una rubrica su "Io donna" e farà articoli di costume e società. Il tutto, da metà gennaio, dopo essersi ritemprata con le festività natalizie. Soltanto che, il 1 novembre, con una lettera inviata al direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli, il Cdr ha espresso tutte le sue perplessità, se non il suo dissenso, su questa assunzione. Il contenuto della lettera è rimasto segreto sino a venerdì scorso, quando i rappresentanti sindacali del Corrierone hanno deciso di rivelarlo alle agenzie. "Non intendiamo promuovere azioni sindacali - precisa adesso Fiengo - Tutto si è svolto entro i confini delle comunicazioni fra le parti, previste contrattualmente. Abbiamo voluto porre un problema di coerenza, che da parte della Palombelli ci pare proprio esser mancata". Perché? Ma perché Barbara, come tutti sanno, aveva
annunciato attraverso il suo sito Internet l'intenzione di abbandonare
la rubrica che teneva su "Repubblica", per lasciare colleghi e lettori
liberi da condizionamenti durante la campagna elettorale del marito FrancescoRutelli.
E dunque? si sono detti al Corriere: qui da noi, colleghi e lettori
sono incondizionabili per dono divino?
Titolo non gradito dagli editori del quotidiano siciliano: un'azione
"obiettivamente grave e lesiva dei nostri diritti e dei nostri marchi
- recita un comunicato diffuso dall'editore -. L'uso della testata per
finalità, per altri versi condivisibili, nulla toglie all'illiceità
della condotta del Wwf, che ha reso concreta una arbitraria appropriazione".
Secondo il Wwf non c'è, invece, "alcuna intenzione di nuocere
ad un quotidiano storico dell'isola" ma "consentire, se è ancora
possibile, di usare l'arma leggera dell'ironia contro la pesante colonna
di betoniere che avanza".
Cosa e’ successo alla brava e bella conduttrice del Tg delle 20? Non si sa. O meglio si sa solo che e’ sparita dalla conduzione. I turni di chi si deve presentare davanti ai microfoni per dirigere la danza piu’ importante della giornata, compaiono sui computer dei redattori e il nome di Annalisa, semplicemente, e’ scomparso dal almeno tre settimane. Il Barbiere ha tentato di ricostruire la faccenda, e al cortese ma fermo rifiuto di Annalisa di spiegarci come sono andate le cose, e’ andato snasando e sforbiciando qua e la’. La storia e’ dunque questa. Lo scorso settembre (il Barbiere ne diede notizia) Enrico Mentana ha ridisegnato gli organigrammi interni indicando alla conduzione del Tg delle 20 tre volti piu’ che noti: Lamberto Sposini, Annalisa Spiezie e Mentana medesimo. Ai tre venne aggiunta poi Cesara Buonamici. Bisogna anche ricordare che, a condurre il tg durante la permanenza alla Rai di Lamberto Sposini, sono stati Mentana e la Spiezie. Per circa un anno. Il comitato di redazione manifesto’ allora a Mentana tutte le sue perplessita’. "Non saranno troppi quattro conduttori?". Risposta: "No, dove ce n’e’ per tre, ce n’e’ anche per quattro". Amen. Annalisa Spiezie, quando non conduce il Tg, fa il numero due della cronaca-interni. Cumulando questi due incarichi, qualche volta e’ un po’ stanca, e quindi ha chiesto a Mentana, tempo fa, di studiare per lei una posizione redazionale meno onerosa. Mentana le ha proposto la conduzione di Terra!, il settimanale del Tg5, in onda il sabato. Ma a una condizione: quella di lasciare il Tg delle 20. Alla Spiezie, la proposta e’ sembrata un po’ una "diminutio". Anche per i modi, un tantino sbrigativi, con cui le e’ stata prospettata. E ha detto: "Veramente non sarei d’accordo". Mentana le ha ricordato che le decisioni al Tg5 le prende lui e quindi tanti saluti. Col risultato che Terra! lo conduce Toni Capuozzo e la Spiezie e’ stata eliminata dal Tg della sera, con una rapida e silenziosa modifica dei turni. Annalisa, a quanto risulta al Barbiere ha scritto una lettera al suo direttore chiedendo spiegazioni, se possibile nero su bianco. Niente, silenzio. Ne’ il Cdr e’ stato informato di alcunche’. A molti, al Tg5 il provvedimento e’ sembrato una punizione. Ma punizione per cosa? La Spiezie e’ un caratterino mica male, lo sanno tutti, ma e’ anche una collega stimata, che non gira spot pubblicitari, che non ama la mondanita’, che insomma si fa i fatti suoi. I caratteri decisi, soprattutto in una redazione piccola e molto verticalizzata, rischiano di creare qualche malumore e puo’ accadere dunque che le scelte professionali (succede nelle migliori famiglie) risentano del "fattore umano". Cio’ che a molti e’ sembrato poi un po’ curioso e’ che, se da un
lato nessuno ha comunicato ufficialmente l’espulsione della Spiezie dal
Tg delle 20, nessuno ha pensato, ancora, al Tg5, di chiedere spiegazioni
al direttore Mentana. E soprattutto, non risulta che qualcuno si sia preso
la briga di difenderla. Non che ne ne sia bisogno, per carita’. La Spiezie
sa difendersi benissimo da sola. Ma almeno dovrebbe sapere da cosa.
Sulle ceneri de "le Mattine", gli inserti locali dell'"Unità", nasce "il Domani di Bologna". In redazione una decina di giornalisti, metà dei quali praticanti e art.36, si dovranno sobbarcare ventiquattro pagine di cronaca locale e provinciale - le restanti ventiquattro (il nazionale) verranno invece confezionate in Calabria. In futuro al giornale sarà anche allegato l'inserto "Lavorare", settimanale realizzato da un service romano, già distribuito in Sardegna, Lazio e, appunto, in Calabria. Ma l'editore Talarico, secondo indiscrezioni, starebbe per avviare una nuova edizione de "il Domani" anche nelle Marche. Shampoo
Ma c'è qualcosa di strano, di misterioso in questa seconda vita de "L'Ora". Si conosce il nome del direttore, Giuliano Musi, che arriva dall'Unità di Bologna, si sa che farà 24 pagine al giorno, con 12 redattori per così dire "contrattualizzati" e altri collaboratori, e che conta di raggiungere il pareggio di bilancio a 4 mila copie. Meno chiari sono l'assetto proprietario e l'impegno finanziario complessivo. La cosa è inquietante, perché in pochi mesi, sulla piazza di Palermo, dominata dal "Giornale di Sicilia" (22-23 mila copie) con lo sfidante "Repubblica" a quota 5.500, sono morti quotidiani come "La Nuova Sicilia oggi", edita dal gruppo Ciarrapico, e "Il Mediterraneo" di Vinicio Boschetti, e vi sono osservatori che sostengono che la piazza sia satura, che non vi sia spazio, insomma, per nuovi inquilini. Sulla scena nazionale, poi, abbiamo dovuto assistere a progetti
avventati come quello di "OG - Oggi è un altro giorno" nato
e morto nell'arco di un mese.
Poi, la testata era passata di nuovo ai Ds che l'hanno ceduta, nel '98, a Boschetti. Sembra che l'uomo abbia una parte minoritaria nel nuovo pacchetto azionario, e che la maggioranza sia in mano al "manager rosso" Duilio Azzelino. Ma c'è un giallo, che ancora non è stato risolto.
Quando un giornale cessa le pubblicazioni, chi ne rileva la testata deve
farlo uscire almeno una volta l'anno, pena la decadenza dei diritti. Pare
che Boschetti abbia onorato fuori tempo massimo questo impegno.
E che l'ex direttore amministrativo Gaetano Sanseri ne abbia acquisito
lui la titolarità decaduta, con l'ok del Tribunale di Palermo che
avrebbe regolarmente accettato la nuova iscrizione. La battaglia giudiziaria
è ancora in corso. Noi, qui a bottega, non facciamo il tifo per
nessuno. Ci auguriamo solo che quest'Ora abbia un progetto editoriale davvero
vincente. Che non sia in mano, insomma, a un gruppo di avventurieri che
si sono imbarcati in questa storia per chissà quali fini.
Con quella pubblicazione, si legge nella sentenza "Feltri si è
messo fuori della Costituzione e, quindi, dell'Ordine professionale".
La radiazione è la massima delle sanzioni possibili, dopo avvertimento,
censura e sospensione dall'Albo. La palla, adesso, passa alla magistratura
ordinaria, mentre Feltri ha 30 giorni di tempo per inoltrare il
suo ricorso all'Ordine nazionale.
Altri commenti, a botta calda. Enrico Mentana: "Una decisione
semplicemente delirante". Gustavo Selva: "Perché non radiano
anche Lerner?"
Gianfranco Fini: "Una decisione ridicola nella sua
faziosità".
Michele Santoro: "Sono un po' sbigottito". Marco
Follini: "Non è stato il solo a sbagliare". Fabio Mussi:
"Quello che ha fatto Feltri è abbastanza disgustoso". Alessandro
Curzi: "Le espulsioni non servono". Mauro Paissan: "E' una misura
abnorme e controproducente".
Ogni suo coinvolgimento nella vicenda è "pretestuoso e surrettizio"
e anzi nel caso venissero "reiterate le notizie false e tendenziose"
Rtl si rivolgerebbe anche al giudice. Ancora: "Trattasi di banale e fuorviante
accostamento che contrasta con la trasparente estraneità di Rtl
102,5 alle gestione di emittenti locali". Secondo Rtl la questione
dei "radio reporter", i cui contributi vengono versati a loro richiesta
all'Inpgi "riguarda l'intero settore e nulla ha a che fare con i
problemi occupazionali di alcune emittenti locali, e tanto meno riguarda
l'emittente nazionale Rtl".
Per dirla con il documento approvato dall'assemblea, l'editore ha
respinto le proposte del Cdr "per formulare un necessario quadro generale
di garanzie economiche e professionali". Di qui il rischio di avere appunto
non solo "16 provvedimenti punitivi mascherati", ma anche "un pericoloso
ridimensionamento dell'agenzia in luogo dell'auspicato rilancio".
Accusa infatti il Comitato di redazione di essere "indifferente"
agli interessi dell'azienda, della quale anzi lederebbe l"'immagine e gli
interessi". Come tutelarli Pippo lo sta studiando assieme ai suoi
legali: "Sarà il giudice a definire il comportamento sindacale".
L'azione punitiva, secondo Marra, è indimostrabile perché
inesistente, il ridimensionamento dell'agenzia non c'è "perché
l'organico è anzi cresciuto con le nuove assunzioni" e nuovi impegni
economici non sono comunque ipotizzabili in fase di rinnovo contrattuale.
Coraggio, colleghi: il diritto di sciopero è ancora tutelato, in
questo complicato paese.
E proprio la scelta di Piccioli avrebbe fatto saltare, secondo indiscrezioni,
l'accordo tra Donati e il settimanale cremonese "la Cronaca" che
- nelle intenzioni del vicepresidente Fieg - avrebbe dovuto trasformarsi
nel quotidiano "la Voce". Piccioli già da qualche settimana
ha cominciato la campagna acquisti ma nessun redattore de "la Provincia"
è disposto a rischiare uno stipendio sicuro per una nuova avventura
editoriale: così su Cremona sta arrivando un gruppo di giornalisti
milanesi, alcuni dei quali verranno utilizzati nella redazione di Crema.
La raccolta pubblicitaria è affidata a Cristina Mainardi, ex
redattore della "Provincia", dove l'arrivo del nuovo giornale non sembra
pero' destare alcuna preoccupazione: "Per fare un giornale locale - è
il leit motiv - occorrono giornalisti del posto e non colleghi che si credono
prime donne perché arrivano da Milano".
Shampoo
La situazione e’ la seguente. Due membri della Suprema Corte, entrambi di nomina parlamentare, il presidente Mirabelli e il professor Guizzi (entrambi di area ulivista) sono ormai alle ultime battute del loro mandato e vanno quindi sostituiti. Polo e Ulivo hanno cominciato un silenzioso ma aspro confronto per scegliere chi dovra’ occupare il loro posto. La posta in gioco e’ altissima. La Corte Costituzionale infatti, soprattutto se come affermano i sondaggi sara’ il Polo (con la Lega Nord) a vincere le prossime elezioni, dovra’ affrontare nodi delicatissimi come (uno per tutti) il rapporto Stato Regioni. Un suo netto spostamento a destra viene dunque terribilmente temuto dal centrosinistra. La Casa delle Liberta’ di Silvio Berlusconi e’ gia’ partita all’offensiva. Il Polo ha oggi tutto l’interesse a rinviare la scelta dei due membri dell’alta Corte a dopo le elezioni, con un Parlamento quindi rinnovato e piu’ polista. L’obbiettivo e’ quello naturalmente di conquistare entrambe le poltrone. Ma sara’ dura per gli uomini di Berlusconi (a condurre l’operazione e’ l’alto consigliere di Sua Emittenza Gianni Letta) riuscire a tenere ferme queste due nomine fino alla prossima primavera. L’Ulivo, invece, contropropone di dividere la torta in due fette. Un giudice a te e uno a me, ma non e’ detto affatto che ci riesca, anche a causa dei suoi contrasti interni. Ovviamente lo scontro si gioca gettando in campo (e bruciacchiando, se necessario) un po’ di candidati. Vediamo quindi qual e’ la situazione. Gianni Letta sta sondando gli umori parlamentari (i giudici dell’Alta Corte vengono nominati, in questo caso, dalle Camere riunite e con maggioranza qualificata) sul nome di Filippo Mancuso. Mancuso e’ un tipo irruente e qualche volta ingombrante per Forza Italia. Spedirlo alla Corte Costituzionale risolverebbe agli azzurri due problemi. Conquistare uno dei due seggi disponibili alla Consulta, e toglierselo dai piedi. Ma anche Alleanza Nazionale vuole la sua parte. Oggi, l’unico giudice della Corte vicino al partito di Fini e’ Annibale Marini e il segretario di An ne vorrebbe almeno un altro. Forza Italia, comunque, spera anche che proporre Mancuso, non esattamente un moderato, faccia saltare il tavolo delle trattative per rinviare tutto a dopo le elezioni. Diviso come al solito, il centrosinistra non sa che pesci prendere. Il Partito Popolare rivendica il diritto di indicare il candidato, visto che i due pensionandi sono entrambi laici. E’ emersa una candidatura di Sergio Mattarella, che pero’ si e’ chiamato fuori da solo. E’ stato lanciato in campo il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Giovanni Verde, che pero’ e’ mal visto. A molti non e’ piaciuta la sua gestione del Csm ed e’ quindi dubbio che possa mettere insieme i voti necessari. Cosi’ la candidatura piu’ forte sembra essere quella dell'ex ministro della Pubblica Istruzione Ortensio Zecchino. Il segretario dei Popolari, Pierluigi Castagnetti sostiene Zecchino. Anche in questo caso per toglierselo dai piedi, visto che Zecchino gli fa la fronda nel partito. E qui, udite udite, entra in scena l’Udeur di Clemente Mastella. Mastella e’ d’accordo su Zecchino, con questo ragionamento che e’ andato ripetendo a destra e a manca perche’ il messaggio arrivasse a destinazione: "Se Castagnetti vuole Zecchino, glie lo votiamo, ma sappiano i popolari che un giudice dell’Alta Corte vale almeno tre collegi elettorali sicuri per l’Udeur". Cioe’: se i popolari vogliono il giudice costituzionale, quando sara’ il momento di attribuire i collegi elettorali dell’Ulivo, Castagnetti ne avra’ almeno tre in meno. All’Udeur si paga in contanti, niente scherzi. Ma il teorema Mastella, tanto per semplificare la situazione, trova malumori all’interno della stessa Udeur. C’e’ chi dice: "Troppa roba ai Popolari, e soprattutto troppa roba ai popolari campani. Adesso anche Zecchino alla Corte? Eh no...". E a sinistra che succede? Il presidente della Camera Luciano Violante ha fatto scivolare li’ il nome del giurista Carlo Federico Grosso, grande penalista. Sul piano professionale niente da dire, ma, sostengono molti, sarebbe il duemillesimo torinese che va a occupare un posto di rilievo. Non si puo’ dare troppa roba nemmeno a Violante. E allora? I Ds hanno timidamente offerto il costituzionalista
Augusto
Barbera, degnissima persona, defilato nella sua Bologna, che
tuttavia qualcuno a sinistra considera un po’ troppo autonomo e quindi
poco affidabile. Forse alla fine l’uomo della sinistra potrebbe diventare
il professor Mario Talamanca, ex preside della facolta’ di Giurisprudenza
della Sapienza, a Roma, ora in pensione. Uomo di assoluto prestigio
intellettuale e professionale e anche abbastanza estraneo ai giochi di
partito. E’ possibile dunque che, all’interno del centrosinistra, lo scontro,
alla fine, si riduca a due candidati: Zecchino e Talamanca.
E' questa l'unica promozione interna decretata con l'avvio dei dorsi romani, che porteranno invece un arricchimento nell'organico di otto-dieci persone. Molti i musi lunghi, in un'assemblea che la Cronaca ha tenuto nei giorni scorsi. Anche perché Garibaldi, come condizione per andare avanti col progetto-dorsi, ha ottenuto che tutti i colleghi impegnati lavorino solo per queste sedici pagine, e non più anche per l'edizione nazionale. A bravi colleghi come Claudio Lazzaro, tanto per fare un nome, viene improvvisamente a mancare una vetrina. Nè avanzamenti, nè gratifiche, e per molti una retrocessione di fatto. Quanto al nuovo rappresentante del Cdr che sostituirà Ruggeri, si è deciso di aspettare, per la votazione, tutti i nuovi assunti. Bds
In Cronaca, dopo averne ingoiate tante, decise un giorno che la misura era colma. Fu quando gli venne affidato un servizio sull'attuazione del piano bus di Roma. Aveva scoperto che non tutto andava bene e voleva raccontarlo. Ma a sera, quando consegnò il pezzo, gli dissero che non andava bene e gli imposero corpose modifiche. Decise allora di ritirare la firma. In men che non si dica, fu spedito agli Interni. Di recente ha chiesto il permesso di poter scrivere un articolo all'anno, e durante le ferie, pensate dove: sul periodico Airone. Nein, autorizzazione negata. Logico che cercasse di fuggire, prima o poi, da quello che ormai gli pareva il carcere di via del Tritone. E' così che oggi si tirano su i giovani. La scorsa settimana se ne sono andati, al Corriere, Gregorio Catalano e Fiorenza Sarzanini, prima ancora il redattore capo centrale Giuseppe Di Piazza, prima ancora Stefano Muccioli, Roberto Pesenti, Auro Palomba, Fabrizio Paladini. Se ne vanno i giovani, se ne vanno i quarantenni, la spina dorsale del Messaggero. Sappiamo che altri stanno trattando, in questo momento. Direte: ma l'editore, Francesco Gaetano Caltagirone, correrà ai ripari, varerà un orgoglioso piano di rilancio, come altri imprenditori farebbero. Mettera’ in discussione il direttore, Paolo Graldi. Se tutto questo sfacelo si sta producendo sotto la sua guida qualcosa vorra’ pur dire. Nemmeno per sogno. Anche stavolta non accadrà nulla. Più gente se ne va, meno stipendi ci sono da pagare: si direbbe questa la sua filosofia. Del resto, nel suo piano di ristrutturazione presentato il mese scorso alle maestranze (c'erano molti elementi per ritenerlo anche un piano editoriale, ma ai giornalisti non è stato consegnato nulla) il "pezzo forte" era una politica di riduzione del prezzo, fino a rendere il Messaggero tendenzialmente gratuito, come Caltagirone già fa con i numerosi panini sparsi per il Centro-Sud, riuscendo così a tamponare, almeno dal punto di vista quantitativo, la Waterloo del quotidiano di via del Tritone. L'editore, insomma, sogna forse un grande "Metro", infarcito di pezzi d'agenzia e di apporti esterni e, ovviamente, ricco di pubblicità. Così, giorno dopo giorno, muore quel quotidiano glorioso, fondato nel lontano 1878, che nella sua storia ha avuto l'onore di direttori del calibro di Mario Missiroli. In un clima più da funerale che esplosivo, la redazione affronta oggi l'ennesima assemblea alla ricerca di un percorso per salvare il giornale. C'è un editore che non vuole discutere e un direttore, Paolo Graldi, che si ostina a non ricevere il comitato di redazione. Si racconta, nei corridoi di via del Tritone, che quando Gregorio Catalano è andato a comunicargli che andava via, si è sentito rispondere da Graldi: "Vai pure, ma non dire fuori che te ne sei andato perché qui le cose vanno male". Ieri, infine, si è tenuta la seconda udienza della causa
promossa da Umberto La Rocca, l'ex-capo del Politico trasferito
a Macerata dopo che, in assemblea, aveva espresso pareri preoccupati
sulla conduzione politica e gestionale del Messaggero. Ieri la Fieg
ha chiesto di "intervenire" nel processo e la Federazione nazionale
della stampa ha subito risposto chiedendo altrettanto.
Fatto sta che la campagna acquisti del Corriere - in vista soprattutto del lancio dei nuovi dorsi di cronaca di Milano e Roma - prosegue impetuosa . E, guarda un po', sembra trovare proprio nell'Ansa uno dei vivai più generosi (l'altro, come il Barbiere vi ha già raccontato, è il Messaggero). Dalla vecchia e gloriosa agenzia nazionale, ci ha fatto sapere qualche giorno fa un cliente di passaggio, e' in partenza Andrea Balzanetti, attuale caporedattore della redazione di Cronache Italiane, al quale il Corriere ha offerto il posto di vicecaporedattore per le sue pagine di cronaca nazionale: ubi maior... Ma il bravo Balzanetti non e' il solo ad affrontare il trasloco da via della Dataria a via Tomacelli: dall'Ansa, ci ha spifferato di rincalzo il nostro nuovo cliente, proviene anche un altro nome della rosa di collaboratori (contratto a termine di un anno) che andranno a riempire l'organico del nuovo dorso romano del Corsera: è Francesco Di Frischia, un 'articolo 2'' della redazione romana dell'Agenzia, da qualche mese emigrato all'ufficio stampa del Policlinico Umberto I. Beh, non c'è male, direte voi... E invece no, non basta: sarà che la tristezza dell'autunno fa venire voglia di cambiare aria come io ho avuto voglia di cambiare taglio di capelli, incalzava l'avventore mentre Rosina si accaniva nella limatura delle unghie, ma anche Massimo Ricci, assunto da un anno alla redazione economico-finanziaria di Milano, ha deciso di fare le valige, lanciarle in tutta fretta su un aereo per Roma e correre ad insediarsi a Kataweb, chiamato -dicono- proprio da Manuela Righini, un' altra ex capo redattore dell'Agenzia. Di più: Onofrio Pagone, redattore della redazione Multimedia. Anche lui, aggiungeva soddisfatto il nostro cliente, ha dato il preavviso per volarsene a fare il capocronista alla Gazzetta del Mezzogiorno. In Via della Dataria, intanto, si è aperta la caccia al nuovo capo delle Cronache Italiane. Dopo gli abbandoni a catena di Manuela Righini e Andrea Balzanetti, sembra che i vertici dell'Agenzia non sappiano più che pesci prendere. Ieri pero' una promozione c'e' stata. Fedrica Cingolani e' stata infatti nominata capo redattore aggiunto delle Cronache italiane. Per finire, altri rumors, si è lasciato scappare uscendo il nostro prodigo avventore, danno per quasi certo l'arrivo da Potenza, via Firenze (dove era stato recentemente trasferito), del capo servizio Nicola Quaratino. Bds
"Balle", ha sostenuto Pinna con il Barbiere, decisamente irritato. "Non c'e' una parola di verita'". Bds
Bds
Bds
Beh, se uno più uno fa due, o anzi, due più uno fa tre, verrebbe da dire: stavolta ci siamo, la firma è vicina. Nemmeno per sogno. La delegazione degli editori avanza pretese cosi' ridicole, a quanto abbiamo saputo dai colleghi della commissione, che sembra impossibile che noi non si riesca ancora a sbugiardarli di fronte al mondo politico e agli stessi imprenditori di tutti gli altri comparti industriali. Volete sapere l'ultima? Chiedono, gli editori di alzare al 40 per cento in tutte le redazioni, il tetto dei giornalisti con contratto a termine. Perché? E perché non il 24 per cento, o il 42? Così, per un capriccio. E, anzi, nel Sud, questo litime dovrà essere elevato al 50 per cento. Uno su due a termine: non nei nuovi giornali, ma in quelli già esistenti. Per inciso, l'attuale forza lavoro a termine delle nostre redazioni è limitata contrattualmente 10 per cento del totale. Roba da matti. Al cospetto degli editori il presidente della Confindustria,
Antonio
D'Amato, sembra un'educanda.
Ne volete sapere un'altra? Propongono una multa di 3 ore per i colleghi che diano interviste di qualsiasi tipo su qualunque argomento. La Doxa ti chiede che ne pensi della professione? Multa. Una radio privata ti domanda qual è stato il servizio più pericoloso della tua vita? Tre ore di meno in busta paga. Caro Alberto Donati, capo delegazione della Fieg, ma che ti salta in mente? Ma dove vuoi arrivare? Rispondici che siamo buoni: non ti multeremo. Da noi la libera espressione delle idee e' ancora cosiderata parte dei diritti costituzionali di ciascuno. La Fnsi dice di non essere disposta ad ammainare i quattro vessilli che conosciamo: la regolamentazione dell'on line, dei free lance, della flessibilità e il rispetto dei diritti sindacali. Le frecce che abbiamo al nostro arco sarebbero due, a questo punto: il Natale che incombe, con un' enorme massa di pubblicità per così dire stagionale, non rinviabile a dopo, che in caso di nuovi scioperi gli editori perderebbero. Ma su questo non c'è da fare troppo affidamento: hanno tali riserve che possono resistere senza fatica. E poi, se a poche settimane dalle feste si mostrano ancora così intransigenti, è evidente che non si aspettano di fare marcia indietro adesso. La seconda freccia, molto più importante e avvelenata, sono
le elezioni: è drammatico pensare che si arrivi senza contratto
sino a quella data, ma è certo che i partiti non accetterebbero
agitazioni che rischino di oscurare il dibattito politico. In questo caso
avremmo buon gioco a rivelare all'opinione politica, una volta per tutte,
qual è la vera posta in gioco. Perciò, cari amici della Fnsi,
tenete ancora duro. Dopo tanti sacrifici, non cediamo adesso per un piatto
di lenticchie.
La redazione e’ un po’ intimorita. L’impressione e’ che Sallusti sia arrivato con una missione chiarissima: mettere alla prova la redazione, ottimizzare il lavoro, anche in coincidenza con l’ingresso nella proprieta’ di Libero del concessionario di pubblicita’ Urbano Cairo. Ma alcuni posti chiave continuano a essere vacanti. Manca sempre un responsabile ufficiale dell’economia (per ora se ne occupa Attilio Barbieri), Lucia Esposito se ne e’ andata a Amica e hanno tagliato la corda anche Paolo Berizzi (passato alla redazione barese di Repubblica) e Eliana Liotta (assunta dal Tg4). Ma il problema piu’ delicato riguarda probabilmente l’ufficio centrale. A nessuno e’ sfuggito l’eloquente silenzio del vicedirettore Renato Farina nelle ultime riunioni. Farina non sembra aver gradito l’arrivo di Sallusti che, di fatto, ora gli sta sulla testa. Qualche proccupazione forse la hanno anche i caporedattori Santambrogio e Luca Marchi. Vedremo se l’arrivo di Sallusti servira’, come nelle intenzioni di Feltri, a spronare l’intera redazione e se e come verra’ metabolizzato dall’apparato dell’ufficio centrale. Bds
Quello su Wired è un primo piano composto di più servizi: in testa a quello di apertura è indicato chiaramente che il materiale (scritto e iconografico) è ripreso da un libro della Mit Press in pubblicazione a settembre. Nell'articolo della Gabaglio la citazione c'è, ma si limita alle foto ed è ben 'nascosta' o meglio miniaturizzata: viene indicata accanto alla prima foto, come di solito si citano le agenzie fotografiche. Didascalie? Scordatevele, ci sono solo quelle della pagine di apertura, poi tutte le foto sono mute. Insomma, mi vien da pensar male: la signora Gabaglio ha letto Wired, si è procurata il libro e ne ha tratto lo spunto per il servizio. E fin qui non ci sarebbe niente di male. Cos'è che non quadra? Si è completamente dimenticata
di citare il libro stesso e cita Wired di straforo (testuale: "I Robosapiens,
così li chiama la rivista tecnologica americana Wired, potranno
lavorare in fabbrica...": sfido chiunque a capire che il servizio è
ripreso da Wired o da un libro appena pubblicato). A voi ogni commento.
Silvio Berlusconi ha dettato una sonora smentita all’Ansa, il che non ha impedito l’intensificarsi di queste voci, secondo le quali sarebbe il governatore della banca d’Italia Fazio a raccogliere il testimone, nel caso di un abbandono di Berlusconi. Ci si e’ naturalmente a lungo interrogati sui motivi che potrebbero indurre l’attuale leader della Casa delle Liberta’ a uscire di scena. Come scrive Folli non c’e’ nulla di certo ma le voci sono sempre piu’ insistenti e agitano terribilmente le acque del Polo e dei giornali vicini a Berlusconi. Recentemente, come si sa, Berlusconi e’ stato negli Stati Uniti, in Florida, con la moglie Veronica, dove avrebbe acquistato una villa. E avrebbe anche messo gli occhi su una bellissima barca, la stessa che in passato e’ appartenuta al magnate australiano dell’editoria Murdoch. Stiamo a vedere che succede. Bds
"Non abbiamo alcun bisogno di reagire - spiega Bruno Manfellotto,
direttore della Gazzetta - noi vendiamo 40 mila copie al giorno in
una citta’ di 450 mila abitanti. La Voce, che non ha un accertamento della
diffusione, secondo i nostri calcoli vende invece circa 1900 copie.
Non ci fa paura. Del resto anche oggi, primo giorno di esperimento, le
cose non sono andate benissimo. La stessa Stampa ha dichiarato di
aver fatto arrivare a Mantova 6000 copie e di averne vendute circa
il 50%. Il che significa circa 3000 copie, che con i dovuti arrotondamenti
non e’ molto di piu’ del solito venduto".
"Siamo lieti di comunicarvi che il gruppo Kataweb ha concluso le trattative per la locazione del nuovo palazzo che dovra’ ospitare le societa’ del Gruppo Kataweb che hanno sede a Roma, specificamente Kataweb, KatawebNews, Uhuru e Web Bridges. La nuova sede sara’ situata in Via di Priscilla (Piazza Vescovio),
in zona Nuovo Salario. Si tratta di un palazzo con disponibilita’
di oltre 7000 mq che verra’ completamente ristrutturato ed adattato alle
esigenze funzionali dei dipendenti del gruppo Kw.
Per quel che riguarda la disponibilita’ di posti auto, il Comune di Roma sta costruendo un parcheggio in zona che dovrebbe essere ultimato entro la prossima primavera. Sono inoltre presenti nella zona un notevole numero di bar ed esercizi di ristorazione presso i quali e’ possibile utilizzare i buoni pasto erogati dalla Societa’. Il trasferimento sara’ operativo a partire dal mese di Marzo
2001. Siamo certi che lo spostamento nella nuova sede portera’ ad un
miglioramento della qualita’ del nostro lavoro, eliminando le inefficienze
e i disagi provocati dalla situazione attuale. Se avete osservazioni
o domande in proposito, indirizzatele a nuovasede@kataweb.it. Sara’
nostra cura metterle tutte assieme e rispondervi nel giro di qualche settimana.
Tutto ciò è deontologicamente corretto? Lo abbiamo chiesto a Claudio Mori, condirettore di "Italia Oggi". "Certo che sì – risponde sicuro – In questo caso non vedo proprio problemi. Il nostro compenso, intanto, lo devolviamo tutti a una Onlus, la Fondazione don Carlo Gnocchi, come del resto è specificato nello spazio pubblicitario. E poi - continua Mori - questa è un’operazione che nasce e finisce esclusivamente sulle testate del Gruppo Class: è un’iniziativa di co-marketing, come si dice in gergo". In attesa dell’imprimatur deontologico di Bruno Tucci, presidente dell’Ordine del Lazio, che su pubblicità e giornalisti tante volte ha preso correttamente posizione, ci scappa un’altra domandina, stavolta per lo stilista Alex Martinetto: ma come la mettiamo, con la "mazzetta"? Altro che Newspaper pocket, per sistemare tutti i giornali ci vorrebbe una tuta da meccanico. Bds
- Acc.! Perso! Adesso mi tocca aspettare il prossimo almeno venti minuti... - Già, proprio come il giornale degli svedesi... Ciao, collega, come stai?! - Io? Così così... Con quest'acqua, poi, in questa città che sembra uscita paro paro da una scena di "Blade runner". E poi con tutti i giornali che compro ogni giorno, adesso c'è pure questo foglio nuovo tutto verdino che mi hanno dato in metrò.E tu? - "Fuori" dalla metrò, vorrai dire. Quello che daranno "dentro" la metrò ancora non è uscito. Comunque sto bene anch'io. Sai com'è: tra il sussidio e le collaborazioni... in qualche modo si campa... E tu, invece, sei ancora disoccupato? - Già, ancora... Comunque, pare che assumano, in questo nuovo giornale, Metro, quello degli svedesi, quello che ti regalano in metropolitana. Le assunzioni, dicono, le gestiscono al Giornale, però, che ha vinto la gara d'appalto. Vogliono solo gente che sappia fare "cucina" (ma ti rendi conto che, di fronte a una persona normale, fai la parte del pirla se alla domanda "cosa fai nel tuo giornale?" rispondi "io faccio cucina..." - "cos'è che fai, cucini?!") e a me mi sa che non mi prenderanno mai... - anche se, certo, sono tutti giovani... - Ma cosa stai dicendo?! Gli svedesi il loro giornale lo vendono "fuori" dalla metro, con dei poveri cristi in tuta verde che stanno tutto il giorno sotto l'acqua a cercare di regalare agli affrettati e scorbutici passeggeri del principale mezzo di trasporto milanese. Ma lo fanno perché la gara dell'ATM l'hano vinta i norvegesi, quelli di Twenty minutes, che ora hanno fatto l'accordo con il Giornale per vendere il loro prodotto "dentro" le stazioni della metropolitana. Anche qui sono tutti giovani, molto giovani, quasi tutti della scuola di giornalismo di Milano. Hai presente l'Ifg? - Eh, se ce l'ho presente... Ma allora, se i norvegesi stanno con quelli del Giornale, gli svedesi con chi stanno?! - Gli svedesi stanno per conto loro, però sono abbastanza progressisti-illuminati. - Ah, ecco. Certo che il giornale bruttino è bruttino.... E i norvegesi? - I norvegesi pure, sono illuminati, però l'accordo l'hanno fatto col Giornale, grazie all'interessamento del Comune di Milano, per intenderci. - Ah ecco, per intenderci. E il loro giornale come sarà? - Forse un po' meno bruttino. Ma altrettanto inutile. Chi se li legge, giornali così? - La gente normale, se li legge, caro mio, la gente normale. Hai mai visto una persona normale andare in giro - come me - con quattro/cinque giornali sotto il braccio, di cui un paio parlano solo di politica pura?! E poi, vuoi mettere? E' gratis. E non dirmi che non ci andresti a lavorare... Fanno contratti giornalistici veri. Anche se , certo, in un posto così uno mica ti puoi mettere a scrivere grandi editoriali... - Ci andrei, ci andrei.. Ma adesso scusami, scappo. Che ho appena perso il tram... - Eh, già. Sapessi quanti ne ho persi io, di tram, a voler fare il grande giornalista... - Ecco, appunto, la prossima volta prendiamola subito, la metro.
Che si fa prima...
Bds
Die Schere (che sarebbe "forbici" in tedesco) Saluti.
Maya
Bds
E se ne va anche Fiorenza Sarzanini, affermata redattrice di Giudiziaria, che non approda al doppio dorso, ma alle Cronache Italiane. Le due assunzioni avranno, a quanto pare, decorrenza immediata. Ormai, per il giornale di Graldi, è un'emorragia continua. Di Piazza, Paladini, Barigelli, Pesenti, Palomba...chi più ne ha più ne metta. Il Corriere, naturalmente, è meta superambita, ma chi cerca giornalisti a via del Tritone, sa che in questo periodo cosi' difficile li troverà con la valigia in mano. E l'editore Franco Caltagirone non ha ancora trovato il tempo, si direbbe, per esaminare quella accorata e quasi disperata lettera aperta, che gli è stata spedita attraverso il Barbiere della Sera. Bds
Il "fastidio" sarebbe stato quello causato dalle antenne e dai ripetitori che la società avrebbe avuto intenzione di mettere sui tetti dei palazzi in questione. L’omaggio, invece, è una confezione GoWind, all’interno della quale c’è un telefonino GSM Dual Band con auricolare viva voce (non si sa mai che le radiazioni facciano male), una carta prepagata con 100.000 lire di traffico, un abbonamento al servizio di rete fissa Wind, 20 minuti gratuiti di conversazione da rete fissa ogni due mesi e fino al 31/12/2000: una regalia di circa 500 mila lire a beneficio di chi dovrà convivere con un’antenna sulla testa. Un’azione pubblicitaria o piuttosto un modo per imbonire gli inferociti cittadini trevigiani, che hanno costituito un comitato di protesta e hanno rifiutato la gentile offerta? Il Barbiere della Sera ha chiesto spiegazioni all’ufficio stampa di Wind a Roma, che però dice di non saperne nulla. Più informate, invece, devono essere le signorine del call center, quelle che rispondono al numero verde e che dopo richiesta e verifica del nome e del numero identificativo dell’utente al quale è stata recapitata la lettera con l’offerta, si lasciano scappare: "Sì non è la prima volta che Wind fa questa offerta. Già sono stati distribuiti più di 30 mila telefonini in tutta Italia agli abitanti dei palazzi sui quali sono stati posizionati ripetitori e antenne". Claudine
Non ci tira su il morale nemmeno questa dichiarazione di Paolo Serventi Longhi, il nostro segretario. L'inizio è un po' deprimente: "E' un momento molto delicato, difficile e forse decisivo". Poi un sussulto inatteso: "L'obiettivo, comunque, è quello di chiudere il contratto nei prossimi giorni". Non vi esaltate troppo, perché c'è anche un finale: "Questa però non è una previsione, ma una speranza, perché vi sono ancora molti problemi aperti". Amen. La commissione contratto è già pronta mercoledì
14 per decidere l'ottavo, il nono, il decimo giorno di sciopero. Spiace
che i politici non scendano ancora in campo ai massimi livelli, per imporre
una svolta alla vertenza. Nella quale, come dice Paolo, "nessuna
soluzione che dequalifichi il ruolo e la funzione del giornalismo potrà
essere accettata". Se nessuno ci fila, vuol dire che contiamo proprio pochino.
Però il Conte d'Almaviva, che ci ha telefonato da un'isoletta,
suggerisce di essere un po' più ottimisti, stavolta. Perché
Natale è vicino, ed è ben vero che gli editori, grazie alle
indecenti scorpacciate di pubblicità, hanno riserve tali da arrivare
belli e pasciuti sino al prossimo Giubileo. Ma tra loro cominceranno
a dirsi: "Uff, che barba! Ma basta, mucchiamola lì!" E poi
a nessuno deve sfuggire quell'incontro a Gubbio il 4 novembre scorso, tra
il lupo Alberto Donati, capodelegazione della Fieg e il santo fraticello
Serventi.
Qualcosa debbono pure essersi detti, qualcosa dovrà pur fiorire,
se dopo si è deciso di tornare a trattare.
A condurre le trattative è Massimo Massano (ex deputato Msi e socio di Feltri) che ai colleghi "tira" sui superminimi. Ma sia Milano sia a Roma c'è anche chi si lamenta per la qualità del quotidiano: "Feltri diceva che non saremmo mai stati ansa-dipendenti, che avremmo fatto inchieste su inchieste ma, invece, riempiamo le pagine con i lanci dell'Ansa" è il leit motiv. Già, "Libero" non dispone solo - come annunciato da Feltri - dell'abbonamento all'Agi ma anche di un canale con l'Ansa: 'eredità' de "Lo Stato" di Marcello Veneziani (nella cui ex sede romana è alloggiata la redazione di "Libero"). Shampoo
moglie dell'attuale direttore del "Secolo XIX" ha detto no. Così se ne e' andata per un contratto a termine a "Studio Aperto" con Paolo Liguori. Shampoo
Una sorta di quarantena? "Be’ in un certo senso sì – ha detto al Barbiere della Sera lo stesso Alberizzi – Mi dispiace, ma non mi stupisco più di tanto: è già la seconda volta che succede una cosa del genere. Già nel ‘95, sempre di ritorno da alcune zone colpite dall’Ebola, mi era stato chiesto di non andare al giornale per 15 giorni. Allora ci fu chi chiese al direttore questa misura cautelativa. Stavolta non so quanto dovrò stare via, però mi sono attrezzato: ho portato a casa un computer portatile e potrò lavorare lo stesso". Sabato pomeriggio Alberizzi, di ritorno dall’Africa, si è presentato al giornale per farsi vedere e salutare i colleghi. E’ salito al primo piano dove c’è la redazione degli esteri. Nel giro di qualche ora l’inviato ha ricevuto una telefonata da Raffaele Fiengo, del comitato di redazione del Corsera. Interpellato dal Barbiere della Sera, Fiengo ha spiegato: "Quando Alberizzi e’ rientrato dal servizio, alcuni colleghi mi hanno chiesto quali sono le procedure nel caso di ritorno da zone a rischio dal punto di vista sanitario. C’e’ stata effettivamente un po’ di ‘inquietudine ambientale’, peraltro comprensibile. Ho interessato il vice direttore e poi uno dei colleghi responsabili della salute Giovanni Caprara, e quindi il medico aziendale. Il medico mi ha confermato che eventuali contagi vengono rilevati nel giro di pochissimi giorni. Poi ho parlato con Alberizzi e lui stesso mi ha parlato di controlli da eseguire, come gia’ era accaduto in precedenza, presso un laboratorio specializzato. Tutto qui". "Quando ho chiesto spiegazioni", racconta Alberizzi al Barbiere,
"non me ne sono state date: non si capisce da chi sia partita questa iniziativa
e tutti ne hanno preso le distanze. So che però, quando sono stato
visto in redazione, alcuni hanno reagito male. Non so chi abbia chiesto
che rimanessi a casa, comunque nessuno della mia redazione. Il capo degli
esteri mi ha detto di chiedere alla segreteria di redazione, la quale a
sua volta mi ha rimandato al Comitato di redazione. Io per ora lavoro da
casa, anche se non so quanto dovrò rimanerci. Ho proposto anche
di andare a Roma, per fare esami specifici all’ospedale Spallanzani.
Ma ancora non ho capito bene con chi devo parlare di questa faccenda".
Ohi, ma quello là è Cicciobello Rutelli, candidato premier dell'Ulivo! Ambrogio si fregava già le mani: allora dall'altra parte ci sarà Silvio Berlusconi. Il duello, finalmente. Magari su un tema un po' lessapalle, e cioè le ragioni del non voto, dell'astensionismo che cresce, ma insomma, si vedrà comunque un po' di sangue. E invece no: a rappresentare il Polo c'è Gianfranco Fini. A questo punto, 16 occhi si staccano dal televisore e si guardano recipcromante furbetti: Sua Emittenza ha evitato il confronto, non riconosce Rutelli come "rivale", e non ha accettato la sfida. Gioco della bottiglia per decidere a chi tocca fare la verifica. Lasciato roteare sul suo asse, lo spumantone champenois punta, come è giusto, il più giovane, Fiorello, che si attacca al telefono. "Dottor Biagi, Berlusconi ha rifiutato il faccia a faccia?" "Ma no: era stanco, tornava dall'America e ha preferito declinare
l'invito. Così, almeno, ci è stato detto. Per i particolari
vi passo Mazzetti, che sa tutto".
lettori su Repubblica, confessa di «avere tanta voglia di tornare a scrivere». Per chi? E di quali argomenti? Alcuni rumors la danno già in partenza per il Corriere
della Sera, che vorrebbe strapparla al regno di Ezio Mauro.
Ma ora a lamentarsi e’ un autore, se non noto, notarello, come Fabrizio Rondolino, ex portavoce del D’Alema versione presidente del consiglio, nonche’ autore di un altro paio di volumetti non passati inosservati. Cosi’, come annunciato nei titoli della home page del Barbiere, Rondolino ha messo in linea il suo nuovo libro "Niente da segnalare", una sfilza di raccontini di trenta righe dedicati ai passeggeri del mitico e sfortunato transatlantico Titanic. "Cosi’ tutti potranno leggermi gratis", ha scritto Rondolino in una mail inviata a amici e giornali, compreso il Barbiere, che gli ha fatto una telefonata. Spiegaci un po’, l’editore (Einaudi) non si e’ arrabbiato della tua trovata? "Bah, l’ho informato, naturalmente, ma per ora non dicono nulla. Non ne abbiamo discusso piu’ di tanto. E poi io credo che diffondere un libro in rete serva anche a vendere piu’ copie. Mi auguro che qualcuno, leggendolo, lo trovi gradevole e decida di regalarlo alla fidanzata. Costa 15 mila lire e a me ne vengono 1500 a copia". Secondo te dunque l’editore non ha fatto abbastanza per promuovere il libro? "No. Capita a tutti. Quando uno scrive un libro pensa di aver scritto un capolavoro, questo e’ normale. Ma in genere tutti si lamentano della promozione editoriale. Quelli che vengono appoggiati sono solo i grandi autori, Umberto Eco, Baricco, Bocca, Vespa. Per i medi c’e’ senz’altro una grande cura nella confezione del prodotto, ma promozione nisba". E allora tanto vale regalarlo. "Qualcosa del genere. Io sono un tifoso dell’ internet e sono convinto che la rete debba essere gratuita. Non mi sognerei mai di pagare alcunche’, nemmeno il Barbiere della Sera". Bravo, bell’esempio. "Ma si’, non si paga la rete. Come non si dovrebbe pagare la Tv, il canone e’ un reperto archeologico, non dovrebbe esistere. La rete soprattutto deve rimanere libera. Quanto al Barbiere posso fare una sottoscrizione, questo si’, ma pagare no". Carino. Ok. Senti, tu non sei proprio uno sconosciuto. Se la promozione non funziona con i tuoi libri figuriamoci per quei poveracci che magari scrivono qualcosa di qualita’ e vengono sistematicamente ignorati. "Certo, quelli stanno peggio di me. Io bene o male un po’ di recensioni
le ho avute, mica mi lamento. Un po’ mi conoscono, scrivo sulla Stampa,
sull’Espresso,
ho amici e queste relazioni contano, nessuno lo nega. Ma ecco, dall’editore
mi sarei aspettato uno sforzo di fantasia. Che ne so, il libro e’ dedicato
al Titanic, un tema popolare, potevano giocare anche su di me come
autore del Grande Fratello, insomma si poteva giocherellare.
Cambiamo argomento, gia’ che ci siamo. Come vanno i tuoi rapporti con il tuo ex datore di lavoro Massimo d’Alema? "Benino. Massimo ha scritto sul Messaggero un articolo contro il Grande Fratello e questo ha scatenato voci e vocine su pessimi rapporti tra me e lui. Non e’ vero. Ci frequentiamo di meno, certo. Ci sono sue posizioni che non condivido". Per esempio? "L’antiberlusconismo scatenato dell’ultimo periodo. Non lo condivido. Non e’ quello che ci ha insegnato". Oddio, cosa voti? "Ulivo e Rutelli, ovvio. E con convinzione. Rutelli e’ il miglior candidato possibile del centro sinistra". Vuoi dire il meno peggio? "No’, voglio dire il meglio". Bds
Vediamone qualche passo: "Una ‘giornata storica’, per dirla
con le parole del sindaco Antonio Pizzigallo, quella vissuta oggi
dal comune laziale affacciato sul lago di Bracciano: il consiglio
comunale riunito in seduta straordinaria ha votato per acclamazione il
conferimento della cittadinanza onoraria a Giuseppe Marra...che
ha percorso le tappe della sua carriera professionale, dalla gavetta sino
ad una agenzia di rilievo internazionale come l’Adnkronos e le altre
società del gruppo, carriera culminata con lo sviluppo di nuove
forme di comunicazione, come Internet".
Poi la parte più commovente della cerimonia, con la consegna
a Pippo di pergamena e chiavi della città. "Questa onorificenza
– ha detto il sindaco Pizzigallo – nasconde un affetto profondo
da parte della popolazione per la sua umanità e per aver scelto
il nostro territorio come sua residenza abituale". Già, perché
il nostro Pippo vive in un villone con piscina proprio da quelle
parti. Non meno appropriate le parole dell’assessore Eugenio Catarci:
"Lei è un degno punto di riferimento per l’intera popolazione".
Dite che sarebbe il caso di concludere con un polifonico "E chissenefrega"?.
Stavolta no, per tenerezza. La bottega del Barbiere si unisce alle
espressioni di Pizzigallo e Catarci, e invia le sue congratulazioni
a Marra per "l’ambito riconoscimento" che va a sposarsi bene con
l'onoroficenza di Cavaliere del Lavoro. Ma, dato che c’è,
reitera la sua richiesta: Pippo, ti decidi a metterlo in soffitta
quel piano di trasferimento dei tuoi redattori qua e la' per l'Italia?
"Ma avete visto oggi in cronaca di Roma? Una nuova firma: Costanza Calabrese!" "E' che per farsi perdonare di far scrivere Sofri adesso il direttore ha deciso di assumere tutta la famiglia!" "Ma no, che hai capito, Calabrese, con la E, non Calabresi!" "Ah... e allora?" "Beh Calabrese, la figlia dell'ex direttore del Messaggero e attuale megadirettore di nonsoche!". "Davvero?" interviene un altro, "L'ho visto proprio ieri, qua sotto in via dei Mille". "Ma certo, anch'io, era con una ragazza carina". Arriva il bene informato: "Macche'! Una ragazza carina? Era per l'appunto la figlia, la stava accompagnando. Che tenerezza, sembrava il primo giorno di scuola". A questo punto agli altri redattori vengono le lacrime agli occhi. Cherubino
La sua storia alla Rai parte da Televideo, frenetica redazione sempre in fermento e ribollente di idee, tant'e' che nell'Ultim'ora vengono addirittura annunciati i programmi che vanno in onda la sera stessa. Una fucina di vero giornalismo. Anna Donato da redattore che e’ diventa rapidamente caporedattore e un paio di anni fa passa a Viale Mazzini. Infatti, l'ex direttore di Televideo, Marcello Del Bosco, che all'epoca aveva un posto in prima fila nel cuore dell'Onnipotente (per gli umani, Pierluigi Celli) schizza da Saxa ai lidi piu' tranquilli del quartiere romano di Prati. Anna lo raggiunge e gli fa da assistente, per l’invidia di molti colleghi che la battezzano subito "La bella addormentata (di) del Bosco". Poi, con il cambiare del vento che soffia tra le telecamere della Rai, Marcello del Bosco finisce un po’ in naftalina e Anna Donato con lui. Lei pero’ si da’ da fare e prende contatti con il Tg2 di Clemente Mimun, che ora le affida Tg-Net, programma alla cui preparazione ha lavorato finora il vicedirettore del Tg2 Mario De Scalzi. In redazione non manca chi esprime qualche perplessita’. Come mai il comitato di redazione ha annunciato l'arrivo di Anna Donato al timone di Tg Net per un periodo di soli tre mesi? Che senso ha affidare un programma a una persona con una scadenza gia’prefissata? A meno che naturalmente questi tre mesi non siano solo un pro-forma per addormentare i malumori di chi avrebbe desiderato guidare Tg Net al posto della Donato. Bds
Continua Sabbatucci: "...ne sono successe tante, in questa anomala battaglia referendaria..." Referendaria? Ancora referendum? Diavolo di un Pannella, adesso le firme riesce a raccoglierle in una notte? E vai col fondo: "...I repentini cambiamenti di fronte, la disputa surreale sui "morti votanti", lo stesso slittamento del centro della competizione dall'alternativa sì e no a quella fra partecipazione e astensione...". Tutto chiaro, adesso. Per errore è stato rispolverato un Sabbatucci doc di sei mesi fa. Una svista. Capita, per carita'. Ma l'impressione e' che l'ufficio centrale del Messaggero, guidato dalla new entry Stefano Regolini, sia un po' distratto nell'ultimo periodo. Tre giorni prima del "Sabbatucci d'annata" in un tabellone di pagina Esteri è stato scambiato il programma di Bush con quello di Gore. Per scoprire così che il candidato democratico proponeva "no all'aborto e nessun limite alle armi". E che Bush, in un sussulto di solidarismo keynesiano lanciava "sussidi sociali garantiti sino al 2050, 100 mila nuovi insegnanti e potenziamento della scuola pubblica". L'apparato di controllo del Messaggero fa acqua? Quella sensazione di smarrimento e depressione cosi' diffusa nell'ultimo periodo tra i giornalisti contagia anche i vertici? Chi li legge i fondi che vengono pubblicati in prima pagina? Bds
Che sulla piazza meneghina già trova come concorrente "Metro", altro free press, pubblicato dall'editore svedese Modern Times Group. Ma secondo indiscrezioni i primi giorni di distribuzione di "Metro" non starebbero dando - pubblicitariamente - i frutti sperati mentre è sempre caccia aperta per trovare una sede adatta alla redazione, dopo aver rifiutato - forse per scaramanzia - quella di "Og-oggi è un altro giorno", il quotidiano diretto da Alfio Caruso e durato appena 29 giorni. Shampoo
Shampoo
Metro fa parte di una nuova strategia di marketing editoriale che procurerà non pochi fastidi agli editori italiani. E che rischia, almeno a Milano, (a Roma, il ricorso per concorrenza sleale promosso da Il Messaggero è stato già respinto dal Tribunale) di provocare una piccola guerra. Come si sa, la gara per la realizzazione di Metro bandita dall’Atm (Azienda Tramviaria milanese) e’ stata vinta dal Giornale di Mario Cervi, appoggiato dalla Mondadori. E’ solo il caso di notare che il sindaco Gabriele Albertini e’ del Polo e che il Giornale e la Mondadori fanno capo ai fratelli Paolo e Silvio Berlusconi. C’e’ gia’ chi ha lamentato un ulteriore caso di conflitto di interessi per il leader della Casa delle Liberta’. Incuranti della gara, gli editori svedesi del Metro romano, hanno lanciato cosi’ il Metro milanese "fuori dai cancelli della metropolitana", per stroncare sul nascere il Metro (che verra’ pubblicato dal Giornale) "all’interno dei cancelli della metropolitana". Non solo. Secondo rumors raccolti dal Barbiere della Sera, anche Rcs si appresterebbe a lanciare un altro quotidiano gratuito sostenuto solo dalla pubblicita’. Vedremo cosa accadra’. Per ora accontentiamoci di esaminare il Metro milanese edito dagli svedesi di Metro International che si presenta come un potenziale concorrente dei quotidiani tradizionali. Chi non è interessato, infatti, a commenti, approfondimenti, quotazioni di borsa e gossip politico, trova sul quotidiano tutte le principali notizie della giornata. Quasi tutte, perché nell'edizione di ieri l’altro, ad esempio, non c’erano accenni all'elicottero dei Carabinieri caduto in Toscana, notizia con la quale hanno aperto quasi tutti i quotidiani italiani. Diretto da Michele Fusco (responsabile Fabrizio Paladini), Metro è distribuito gratuitamente all'uscita dei metrò milanesi dal lunedì al venerdì ed è un vero quotidiano nazionale. La cronaca locale, infatti, non supera le due pagine, in stretto equilibrio con le altri parti del giornale divise tra Italia, Mondo, Economia, Sport, Viaggi, reportage, Spettacoli, Cronache, Posta, Giochi e Fumetti, e Tv. La grafica è un po' rigida. Su una gabbia a cinque colonne (4 per la prima pagina) gli impaginatori non osano posare un testo su una giustezza doppia. Il risultato è un giornale un po' monotono e incolonnato che, nonostante una battuta di colore su 6 pagine, appare molto grigio e faticoso. Fa eccezione la doppia pagina centrale di reportage, oggi dedicata agli accessori di moda, che sembra far parte di un altro giornale. Quella di Metro è un'operazione editoriale perfettamente in linea con le nuove strategie di marketing (vedi Il Giorno a 500 lire). La prospettiva sembra abbastanza chiara: ci si muove rapidamente verso giornali che costeranno sempre meno per diffondere sempre di più con l'obiettivo di avere maggiori ricavi pubblicitari. L'esperimento è però abbastanza utile per capire la
portata della querelle tra editori e giornalisti sul futuro dell'editoria.
Se è vero che un prodotto gratuito non affidabile provoca un fastidio
limitato, un giornale non realizzato da professionisti coscienziosi può
arrecare danni ingenti. Ieri, per il lettore di Metro, manca all'appello
un elicottero caduto con otto morti. Auguriamoci che domani lo stesso lettore
non debba perdersi un crollo di borsa o, peggio, trovare un mostro sbattuto
in prima pagina.
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